SOStieni il bene comune

mercoledì 30 luglio 2008

Vittime civili in Afganistan


AFGHANISTAN Elicotteristi rimpatriati dopo essersi rifiutati di sparare. Statunitensi e truppe Nato sparano su qualsiasi cosa si muova. Bambini e scuole coraniche nel mirino, e due soldati italiani «si ribellano».
Le vittime civili sono il punto più dolente dell'intero conflitto afghano. Ieri, come nei giorni scorsi, le notizie che si sono rincorse dal Sud del paese al Pakistan sino all'Italia, dove proprio il dramma dei civili afghani sarebbe all'origine del rientro di due elicotteristi italiani che si sarebbero rifiutati di sparare nel mucchio. Un'opacità diffusa circonda comunque tutte le notizie che riguardano la guerra nel paese centroasiatico. Così che non è chiaro quanto è successo nelle aree tribali pachistane dove almeno sei persone, fra cui alcuni stranieri, sono state uccise ieri in una scuola coranica colpita da missili che sarebbero stati lanciati dalle forze americane dispiegate in Afghanistan. Il condizionale resta d'obbligo perché la fonte è per ora solo pachistana. I missili «intelligenti» avrebbero avuto come obiettivo un'abitazione vicina a una madrasa nei pressi del villaggio di Azam Warsak, una ventina di chilometri a Ovest di Wana, la principale città del Sud Waziristan nella cosiddetta cintura tribale pachistana che confina con l'Afghanistan e ritenuta il santuario neo talebano oltre confine. Fonti dell'intelligence pachistana hanno detto alla Reuters che la scuola coranica era in realtà una base di jihadisti e che il proprietario della casa bombardata, Malik Sallat Khan, è legato ai militanti islamici. Un'altra fonte anonima ha detto alla France Presse che l'attacco ha ucciso sei persone tra cui tre combattenti stranieri, forse arabi, e tre ragazzi, probabilmente studenti della madrasa (l'attacco ha preceduto di qualche ora l'incontro alla Casa Bianca tra Bush e il premier pachistano Gilani). Nessuna conferma Usa. Un'altra notizia riguarda invece l'ammissione della Nato dell'uccisione domenica di due bambini che si trovavano a bordo di un'auto contro cui la forza multinazionale ha aperto il fuoco dopo che questa non si è fermata ad un posto di controllo nella provincia di Kandahar. Episodio che ne ricorda uno simile verificatosi sabato scorso, nel quale alcuni soldati britannici hanno ucciso quattro civili che anche in quel caso si trovavano a bordo di un'auto che non si era fermata a un posto di controllo nel distretto di Sangin, nell'Helmand. Quanto agli elicotteristi italiani, i due militari sono stati rimpatriati nei giorni scorsi da Herat «esclusivamente per motivi sanitari», ossia per stress psico-fisico diagnosticato al termine di un impegnativo ciclo operativo. «Nei loro confronti - hanno spiegato all'Ansa fonti militari - non è stato preso alcun provvedimento». Ma secondo il quotidiano di Roma Il Tempo la decisione sarebbe stata invece adottata perché i due si sarebbero rifiutati di sparare durante uno scontro a fuoco in cui erano coinvolti anche militari italiani. La loro giustificazione è stata - secondo il quotidiano della capitale - che sulla linea di tiro c'erano anche civili. Il Tempo aggiungeva inoltre che i due militari, piloti di elicotteri Mangusta, erano stati «immediatamente rimpatriati» e che, sul fatto, era stata aperta un'inchiesta che invece, stando a fonti militari ufficiali, non sarebbe in corso in quanto i due sarebbero stati riportati a casa esclusivamente per motivi di salute. Entro l'estate proprio il comando di Herat diventerà la più importante base operativa italiana in Afghanistan. Quasi l'intero contingente di stanza a Kabul, oltre 1200 soldati, verrà trasferito nella città occidentale una volta che il comando della capitale, in mano italiana, passerà interamente agli afgani. L'operazione è già iniziata.

Nessun commento:

Posta un commento