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sabato 8 novembre 2008

Nuvole e Sciacquoni







Nuvole e Sciacquoni



Come usare meglio l'acqua in casa e in città



libro di Giulio Conte



Un nuovo movimento: la sustainable sanitation




L'acqua è l'oro blu del terzo millennio, capace di scatenare conflitti come già accade per il petrolio. Non è infinita, e se quasi un miliardo di persone non ne ha a sufficienza per soddisfare le necessità primarie, nei paesi dell' Occidente sviluppato spesso la si spreca con grande indifferenza.



La tesi è che sia invece possibile ridurre notevolmente i consumi idrici domestici e l'inquinamento da essi provocato senza per questo rinunciare ai livelli di comfort cui siamo da tempo abituati. Per farlo è però necessario innescare una piccola rivoluzione che, prima che tecnica e politica, è culturale.



Chi ha detto che per scaricare un WC si debba usare acqua potabile?



E perché abbiamo abbandonato la pratica di accumulare e riutilizzare le acque piovane?



Nuvole e sciacquoni analizza le strategie che sono state adottate nei secoli per la gestione domestica e urbana dell'acqua, e spiega come oggi è possibile usarla in modo più intelligente. Nuvole e sciacquoni si concentra sugli usi civili e domestici dell'acqua che, sebbene comportino consumi di gran lunga inferiori rispetto a quelli agricoli, sono in continua e rapida crescita. L'uso domestico è poi quello che ha bisogno di acque di miglior qualità, che diventano sempre più scarse a causa dell'inquinamento provocato in larga misura proprio dagli scarichi urbani.



È quindi urgente rivedere il modello di gestione idrico fin qui applicato.



Il libro illustra nel dettaglio le soluzioni più semplici e innovative per il risparmio e la migliore gestione dell'acqua nelle abitazioni e in città, proponendosi come la prima e più completa guida all’uso sostenibile delle risorse idriche.




Giulio Conte (Roma 1963), biologo, svolge attività di consulenza ambientale nel campo della gestione delle acque e delle risorse naturali. È socio fondatore dell'Istituto Ambiente Italia, dove è responsabile dell'area Risorse Naturali e svolge attività di pianificazione e valutazione ambientale. Con la società di ingegneria IRIDRA si occupa di progettazione di soluzioni per la gestione sostenibile delle acque e degli scarichi idrici. Ha collaborato a diversi progetti internazionali sulla gestione delle acque con partner europei e nordafricani.




Ma che cosa si intende per sustainable (o ecological) sanitation? Cercando questi due termini con un motore di ricerca internet, si trovano ormai un gran numero di siti interessanti: certamente una delle fonti più autorevoli, perché storicamente una delle prime ad affrontare il problema, è il progetto Ecosan, promosso dal Governo tedesco con il supporto di molti altri partner in tutto il mondo.






La gestione convenzionale usa grandi quantità di acqua, insieme a fertilizzanti e pesticidi, per irrigare i campi e fornire prodotti al mercato alimentare. Altra acqua viene destinata agli usi civili che la impiegano nelle nostre case per allontanare gli scarichi (che contengono proprio quei fertilizzanti necessari all'agricoltura). Grandi quantità di acqua vengono poi raccolte dalle reti fognarie e, nel migliore dei casi, inviate agli impianti di depurazione per rimuovere inquinanti e fertilizzanti. Non c'è riuso né d'acqua né di fertilizzanti, mentre c'è un forte rischio di contaminazione per qualsiasi problema si verifichi nella rete fognaria o nel depuratore.
La sustainable sanitation (o gestione sostenibile delle acque e degli scarichi) punta invece da un lato a ridurre il più possibile l'uso dell'acqua attraverso il risparmio e la raccolta della pioggia, dall'altro a riusare il più possibile acqua e i fertilizzanti contenuti nelle acque di scarico. Per questo tiene separate le acque grigie (meno pericolose perché non contaminate da patogeni e più facili da depurare) da quelle nere: le prime possono essere riusate in molti modi anche all'interno delle abitazioni (scarichi WC, lavaggio abiti e superfici interne ed esterne, innaffiamento); le acque nere, invece, che contengono nutrienti preziosi per l'agricoltura, vengono riusate per l'irrigazione, dopo aver eliminato i patogeni. Per il trattamento sia delle une che delle altre si tende a ricorrere a tecniche decentrate, che permettano di depurare e riutilizzare le acque localmente: tra queste, rivestono particolare importanza, anche se non sono le sole, le tecniche di fitodepurazione, che garantiscono una maggiore elasticità e sono gestibili in modo decentrato senza una specifica preparazione tecnica e a basso costo.



Quando possibile o necessario, la sustainable sanitation cerca di evitare del tutto il ricorso all'acqua: è il caso di tecniche come i waterless urinals (urinali a secco) e le composting toilet (toilet a compostaggio), che garantiscono lo smaltimento degli escrementi umani in perfetta igiene senza bisogno di acqua.
Il movimento si è recentemente organizzato nella Sustainable Sanitation Alliance (SuSanA, http://www.sustainable-sanitation-alliance.org/ ), un'associazione a cui aderiscono decine di diversi soggetti (organismi dell’ONU, enti di ricerca e agenzie di cooperazione internazionale, associazioni scientifiche e ONG, Enti locali, singole imprese) provenienti da ogni angolo del mondo (dal Brasile al Giappone, dalle Filippine al Sudafrica) con una prevalenza di partner europei e indiani. Inutile dire che tra i partner di SuSanA non c'è nessun italiano.

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