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lunedì 27 aprile 2009

Nella guera contro la Moschea la rivincita dei figli del fascismo


Di Don Paolo Farinela


Sabato, fu il 25 aprile 2009 che rimanda al 1945, giorno convenzionale della Liberazione dal nazi-fascismo. In quel giorno, infatti, si concluse la 2a guerra mondiale e in Italia anche quella partigiana, con la liberazione di Parma, Torino e Milano, mentre a Genova, con la mediazione del card. Pietro Boetto e del vescovo ausiliare Giuseppe Siri, il generale tedesco Gunther Meinhold si arrese al Comitato di Liberazione Nazionale.Il 25 aprile è la Festa nazionale della Liberazione. Liberazione da chi e da che cosa? Ci siamo illusi che fosse Liberazione dai fascisti e, infatti, dopo 64 anni ci ritroviamo i nipoti dei fascisti di allora al governo dell´Italia di oggi. Ci siamo illusi di esserci liberati dalla dittatura e, infatti, oggi ci ritroviamo con un alieno buffo e tronfio, arricchito con iniquità, che fa prove di dittatura piduista. Ci eravamo illusi che il Parlamento fosse il luogo inviolato e inviolabile della libertà e della dignità di una nazione e, invece, ce lo ritroviamo pleonastico, cassa di risonanza di un vuoto spinto di pensiero, di ideali e di dignità: caravanserraglio di servi striscianti di un padrone a-morale.Il Parlamento oggi non è espressione del libero voto di liberi cittadini, ma un bivacco occasionale, approdo di prescelti per fedeltà al capo e padrone che da quando (s)veste formalmente incarichi «costituzionali», cioè da sedici anni, diserta sistematicamente ogni manifestazione della Liberazione, tranne quest´anno: gli è intrinsecamente estranea perché declama diritti, doveri, dignità, lavoro, poteri bilanciati. L´Ingordo vuole tutto per sé, compreso un parlamento prono e succube.A 64 anni dalla Liberazione fa impressione vedere Gianfranco Fini, pupillo di Giorgio Almirante, figlio di primo letto del fascismo mussoliniano, sedere sullo scranno della Camera dei deputati a svolgere il ruolo di terza carica dello Stato di diritto a garantire imparzialità e democrazia. Povera storia partigiana!Dopo oltre 60 anni dalla Carta Costituzionale che fu il frutto più maturo e più bello della Liberazione, Genova è ancora alle prese con la guerra della moschea, intrapresa dai discendenti degli sconfitti di allora che non hanno mai rinnegato le idee e il concetto di Stato sconfitti con il fascismo e la guerra. Gli sconfitti di allora vogliono la rivincita oggi e vorrebbero riportare all´ordine del giorno il sentire e la visione degradata di quello pseudo Stato che la Liberazione seppellì sotto milioni di morti. Ci stanno provando in tutti i modi e la sinistra, o quel che resta degli scampoli superstiti di essa, si adegua inneggiando alla statura di statista dei fascisti di sempre. Una cosa però è certa: un fascista resta sempre un fascista, anche se si vernicia da democratico similpelle.Per noi, la Liberazione è un evento che riguarda il mondo intero: la nostra Carta, infatti, non è solo garanzia, ma anche prospettiva per chiunque ad essa si adegua e s´inchina con rispetto per onorare tutti coloro che in qualsiasi modo l´hanno resa possibile, fino a sacrificare la vita per noi che oggi ne usufruiamo. Tutti, esclusi i fascisti e quelli di Salò.Di seguito alcune perle della Carta di cui andiamo orgogliosi. L´Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro (1), non sulla finanza o sulla rendita. Il popolo è sovrano, ma nei limiti della Costituzione (2) che nessun burattinaio può prevaricare. Tutti i cittadini sono uguali davanti alla Legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua e di religione (3): non dice che Berlusconi è più uguale degli altri e sopra la Legge. Lo Stato e la Chiesa cattolica sono indipendenti e sovrani (7), non complici e correi di indecenti ammucchiate. L´Italia ripudia la guerra (11) che è il vertice inebriante della civiltà e cultura di ogni tempo che ci ripaga di essere italiane e italiani in questi tempi decaduti. Resisteremo fin oltre la morte in difesa di queste conquiste che per noi sono anche un traguardo.

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