Di Don Paolo Farinela
Sabato, fu il 25 aprile 2009 che rimanda al 1945, giorno convenzionale della Liberazione dal nazi-fascismo. In quel giorno, infatti, si concluse la 2a guerra mondiale e in Italia anche quella partigiana, con la liberazione di Parma, Torino e Milano, mentre a Genova, con la mediazione del card. Pietro Boetto e del vescovo ausiliare Giuseppe Siri, il generale tedesco Gunther Meinhold si arrese al Comitato di Liberazione Nazionale.Il 25 aprile è la Festa nazionale della Liberazione. Liberazione da chi e da che cosa? Ci siamo illusi che fosse Liberazione dai fascisti e, infatti, dopo 64 anni ci ritroviamo i nipoti dei fascisti di allora al governo dell´Italia di oggi. Ci siamo illusi di esserci liberati dalla dittatura e, infatti, oggi ci ritroviamo con un alieno buffo e tronfio, arricchito con iniquità, che fa prove di dittatura piduista. Ci eravamo illusi che il Parlamento fosse il luogo inviolato e inviolabile della libertà e della dignità di una nazione e, invece, ce lo ritroviamo pleonastico, cassa di risonanza di un vuoto spinto di pensiero, di ideali e di dignità: caravanserraglio di servi striscianti di un padrone a-morale.Il Parlamento oggi non è espressione del libero voto di liberi cittadini, ma un bivacco occasionale, approdo di prescelti per fedeltà al capo e padrone che da quando (s)veste formalmente incarichi «costituzionali», cioè da sedici anni, diserta sistematicamente ogni manifestazione della Liberazione, tranne quest´anno: gli è intrinsecamente estranea perché declama diritti, doveri, dignità, lavoro, poteri bilanciati. L´Ingordo vuole tutto per sé, compreso un parlamento prono e succube.A 64 anni dalla Liberazione fa impressione vedere Gianfranco Fini, pupillo di Giorgio Almirante, figlio di primo letto del fascismo mussoliniano, sedere sullo scranno della Camera dei deputati a svolgere il ruolo di terza carica dello Stato di diritto a garantire imparzialità e democrazia. Povera storia partigiana!Dopo oltre 60 anni dalla Carta Costituzionale che fu il frutto più maturo e più bello della Liberazione, Genova è ancora alle prese con la guerra della moschea, intrapresa dai discendenti degli sconfitti di allora che non hanno mai rinnegato le idee e il concetto di Stato sconfitti con il fascismo e la guerra. Gli sconfitti di allora vogliono la rivincita oggi e vorrebbero riportare all´ordine del giorno il sentire e la visione degradata di quello pseudo Stato che la Liberazione seppellì sotto milioni di morti. Ci stanno provando in tutti i modi e la sinistra, o quel che resta degli scampoli superstiti di essa, si adegua inneggiando alla statura di statista dei fascisti di sempre. Una cosa però è certa: un fascista resta sempre un fascista, anche se si vernicia da democratico similpelle.Per noi, la Liberazione è un evento che riguarda il mondo intero: la nostra Carta, infatti, non è solo garanzia, ma anche prospettiva per chiunque ad essa si adegua e s´inchina con rispetto per onorare tutti coloro che in qualsiasi modo l´hanno resa possibile, fino a sacrificare la vita per noi che oggi ne usufruiamo. Tutti, esclusi i fascisti e quelli di Salò.Di seguito alcune perle della Carta di cui andiamo orgogliosi. L´Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro (1), non sulla finanza o sulla rendita. Il popolo è sovrano, ma nei limiti della Costituzione (2) che nessun burattinaio può prevaricare. Tutti i cittadini sono uguali davanti alla Legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua e di religione (3): non dice che Berlusconi è più uguale degli altri e sopra la Legge. Lo Stato e la Chiesa cattolica sono indipendenti e sovrani (7), non complici e correi di indecenti ammucchiate. L´Italia ripudia la guerra (11) che è il vertice inebriante della civiltà e cultura di ogni tempo che ci ripaga di essere italiane e italiani in questi tempi decaduti. Resisteremo fin oltre la morte in difesa di queste conquiste che per noi sono anche un traguardo.
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