Il mercato vale per tutti, ma i poveri pagano tre volte
di don Paolo Farinella
[pubblicato su Repubblica/Il Lavoro di mercoledì 15 ottobre p. XIII]
[pubblicato su Repubblica/Il Lavoro di mercoledì 15 ottobre p. XIII]
Le assessore Francesca Balzani (bilancio) e Roberta Papi (politiche socio-sanitarie) del comune di Genova hanno risposto (v. la Repubblica/Il Lavoro del 12-12-2008, p. XV) al mio intervento sul dramma dei servizi sociali (v. la Repubblica/Il Lavoro dell’8-12-2008, p. XIII). Oltre a fotografare la situazione, esse dimostrano, numeri alla mano, che l’amministrazione pone al primo posto l’assistenza socio-sanitaria. Si tratta di cifre assolute e comunque rilevanti che dimostrano la tensione ideale che un governo di centro-sinistra deve avere. Ne prendo atto. Il giorno 7-12-2008, insieme alla dott.ssa Tiziana Amedeo, specializzata in gestione di eventi culturali e spettacoli, mi sono incontrato con l’assessore alla cultura, Andrea Daneri con il quale ho avuto un simpatico scambio di idee. Anche lui mi ha detto le stesse cose: non ci sono soldi per cui sta pensando ad un «modo nuovo» di gestire quello che si può. Assistenza e Cultura, due aspetti della stessa realtà che la mannaia dei tagli sta strangolando. Si ha bisogno di pane, acqua e insalata, ma anche di conoscenza, musica, letteratura, poesia e silenzio. Sopravvivenza e Cultura vanno insieme, altrimenti un popolo di cittadini diventa una massa di robot, eterodiretti. Tutto chiaro dunque? Affatto. La risposta delle Assessore non sposta di un punto l’interrogativo che ponevo e che resta inevaso. Per semplicità lo articolo come segue: 1. C’è un dato di fatto incontrovertibile: le casse sono vuote, raschiate dalla politica demenziale di un governo che continua a scherzare col fuoco, anche durante la crisi finanziaria (dichiarazioni, smentite e consigli dell’esimio presidente pro-tempore del consiglio dei ministri). 2. Lo abbiamo visto in questi mesi e continuiamo a vederlo in questi giorni: masse enorme di denaro bruciate dalle aziende decotte (Alitalia) e dalle borse, i cui costi sono scaricati sui cittadini, in modo che anche le briciole che erano rimaste per i poveri verranno dirottate per salvare i capi clan di una mafia finanziaria che i governi in nome del dio mercato hanno lasciato liberi di scorazzare finché guadagnavano, mentre ora tocca ai poveri «fare sacrifici» in nome della salvezza dell’universo. 3. I poveri pagano tre volte i costi di errori di politiche sbagliate e di «finanza pazza» e immorale: perché sono poveri, perché i tagli riguardano sempre i servizi sociali ai poveri [e la cultura]; perché i poveri con i loro sacrifici sono sempre chiamati a mettere le pezze alle ferite mortali che i ricchi infliggono alla collettività, speculando e frodando. Oggi i commercianti chiedono di detassare le tredicesime, ma dove erano quando hanno gonfiato i prezzi oltre ogni decenza? Il popolo sarà pure bue, ma guai a considerarlo una mucca da mungere: prima o dopo presenta il conto. 4. Alle persone che hanno diritto di essere assistite, le Assessore non possono rispondere che il 63% del bilancio riguarda l’assistenza perché domani scade [anzi ieri sono già scadute] le bollette di luce, gas, telefono, affitto, mutuo, asilo e sono finiti i soldi per la spesa. Gli utenti dei servizi sociali non vedono il 63%, ma la loro condizione di non-cittadini e vedono anche la notte bianca, simbolo dell’effimero più inutile. Credo che la Sindaco e le Assessore debbano trovare una soluzione: perché le casse sono vuote, perché è loro dovere istituzionale e perché il diritto dei poveri è consacrato dalla Costituzione sovrana. Se necessario vendano palazzo Tursi. Faccio una proposta: se un governo “liberista” (mi viene da ridere da solo) garantisce anche il credito interbancario oltre che i depositi, perché il Comune non garantisce tutte le utenze-salvavita dei poveri che assiste con gli erogatori di servizi di acqua, luce, gas, telefono, mutui e affitti, imponendo loro di non interromperli? Oppure il mercato deve valere solo per i poveri? Quale emergenza sociale più grave si aspetta? Un suicidio di massa dal ponte monumentale o dalle scale di palazzo Tursi? Non fanno in tempo ad arrivarci perché i poveri muoiono per strada.
Aggiungo: e si avvicina l’inverno
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