Cortile di Palazzo Ducale, giovedì scorso, all’ora del tè: un libro e molte facce in piedi raccolte attorno alle pagine....
Ragazzi, e donne, e uomini di età diverse leggono stralci di storie, passandosi Gomorra come un testimone.
In prima fila una bimba delle elementari – cartella rosa con pupazzetti appesi alla cerniera – cerca lo sguardo di chi l’ha portata. E gli sorride. Rimane in piedi senza spazientirsi e ascolta. Ha un non so che di profondo negli occhi, una consapevolezza lucida, inadeguata all’età, alla cartella, alla fascia che le raccoglie i capelli.
Qualcosa di molto diverso dallo sguardo avvilito dei presenti, lì per testimoniare la tragedia.
Ci si accorge che Gomorra è pezzo dei pezzi.
Particolare agghiacciante di questo paese. Parola d’ordine per ciò che accade, striscione del manifestare pacato. Michela Tassistro e Luca Romeo passano le pagine tra la gente: “chi vuole leggere?”.
Le persone si mettono in fila.
Microfono in una mano e fogli nell’altra. Un’ora piena di storie atroci.
Niente da invidiare alla lettura della “bibbia giorno e notte”, proposta, una settima fa dalla Basilica di Santa Croce in Gerusalemme a Roma. Gomorra – ripreso da Radio Rai Tre con Fahrenheit – è il testamento laico dei presenti e di coloro che in altre città italiane lo leggono nelle piazze.
“Sai, pensavo che un buon titolo per una grande manifestazione, potesse essere Saviano l’Italia!” dice Italo Porcile. Già, sembra perfetto. Chissà che ne è stato. O chi se lo prenderà.
(g.p.)
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