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mercoledì 31 dicembre 2008

Mi chiamo Giuseppe, mia moglie invece Maria....

Foto: Massacro di Gaza di questi giorni


Siamo in acque territoriali, da questo momento siete clandestini. Non sbarcate in un porto ma su una striscia di sabbia dove s’incaglierà questo barcone. E’ una notte di poca luna, il mare è calmo e non siamo stati avvistati dalla guardia costiera.

La terra che toccherete è l’Europa, un Paese dove il pane si trova buttato per strada e l’acqua scorre in quantità. E’ un Paese che non crede alla fame. Voi non sarete creduti.
Se la polizia vi trova, vi chiude in un recinto. Se chiedete asilo, non sarete ascoltati.

Pochi giorni fa hanno rispedito indietro uno di voi che al suo Paese era condannato a morte. Non l’hanno solo espulso verso un altro Paese, ma direttamente a casa sua, dal boia. Della vostra vita a loro non importa niente.

Alla fine dell’anno il capo deve dire ai suoi cittadini che con le sue leggi ha respinto centomila di voi. Voi siete i numeri della sua somma, per avere voti e applausi ha bisogno di ricacciarvi in mare.

Nascondetevi dove potete, bussate alle porte, c’è una folla di brava gente che aiuta i viaggiatori come voi. Bussate alle case più semplici, quelle conoscono i guai dei poveri.
Se vostra madre vi ha dato un poco di fortuna, troverete da vivere, se no troverete i recinti dei campi di prigionia e non sarà peggio dello stretto e della fame di questo viaggio.

La costa è piena di luci se cercate un paese lo trovate. Meglio però aspettare il giorno e muoversi senza bagagli. Siete di popoli diversi, tra di voi c’è gente che ha combattuto l’una contro l’altra. Qui a bordo siete stati in pace, vi siete aiutati. Avete problemi più seri della guerra, che è roba da governi, da chi ha potere e ne vuole di più. Voi avete da combattere con la vita, costringerla a darvi una mano.

Ma in terraferma non sarete in pace, lì c’è la polizia che vi farà guerra e ci sono quelli che approfittano di voi per pagarvi poco il lavoro, anche niente. A terra voi sarete più soldati che al Paese vostro, ma almeno combatterete per la vostra vita, per un pezzo di futuro migliore.

Tanti ce l’hanno fatta, molti di più no, molti nemmeno sono arrivati e stanno in fondo al mare. Il canale di Sicilia che abbiamo attraversato ha il fondo pieno di affogati. Nessuno li conta e ci sono pure leggi che condannano i pescatori se fanno un salvataggio. Abbiamo navigato sopra un cimitero marino.

In questi giorni in terraferma è festa, si chiama Natale, è la nascita del loro profeta, figlio di Dio. Nasce povero e senza tetto, come il bambino che è nato l’altra notte in mezzo a noi sul mare. Ricordateglielo quando vi piglieranno e vi chiederanno i nomi.

Dite che vi chiamate Giuseppe e vostra moglie si chiama Maria e il nome del neonato è quello di tutti gli intrusi del mondo, dei clandestini dalla nascita, di qualunque specie e fede, sono tutti cristi, unti dal sacro grasso della sala macchine, col cordone tagliato da un coltello di cucina e il nodo all’ombelico fatto alla marinara col mezzo barcaiolo.

La costa è in vista, guardate quante luci, non sono per voi…
[ Erri De Luca ]

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