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lunedì 18 agosto 2008

Cpt o Cie che dir si voglia... non ne vogliamo!


Genova: braccio di ferro politico con il governo.

Il Vertice in prefettura sui CPT è stato voluto dal governo per cercare di capire la posizione degli enti locali, Comune e Regione in primis.
Importante anche la posizione del cardinale Angelo Bagnasco. Doppia veste la sua: presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), ma anche della Conferenza episcopale ligure.
Prima del vertice, nelle stanze dell’arcivescovado, sono transitati il responsabile nazionale della comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi, il sindaco di Genova Marta Vincenzi, il prefetto Anna Maria Cancellieri e il questore Salvatore Presenti. Incontri separati, ma forse collegati. Andrea Riccardi, che periodicamente incontra Bagnasco anche a Roma, è considerato un esperto in materia di Rom e la comunità di Sant’Egidio è una delle poche realtà ad occuparsi dei problemi dei nomadi. Argomento che nel pacchetto sicurezza, con la schedatura dei campi rom e il rilevamento delle impronte dattiloscopiche anche ai minorenni, ha creato più di una polemica fino ad arrivare alla sospensione del giudizio fino a settembre, in attesa di avere un parere della Commissione europea.
Settembre, però, è vicino.
Altro segnale, la presenza di Marta Vincenzi. Il cardinale Bagnasco non ha mai pronunciato una parola contro la moschea, se ha avuto qualche dubbio, dicono i suoi esegeti, è stato di tipo logistico, ma non ha apprezzato le strumentalizzazioni della Lega Nord sulla realizzazione di un centro culturale interreligioso alla Commenda di Pré.
Ancora: il prefetto Cancellieri e il questore Presenti dal cardinale Bagnasco possono, ad esempio, aver ascoltato parole in libertà su come la Chiesa considera i Cie, i centri di identificazione ed espulsione, sigla che ha sostituito - anche concettualmente - i vecchi centri di permanenza temporanea. Solo a sentire il termine Cie, ad esempio, la Regione inorridisce: «Non ne vogliamo nemmeno uno perché sono diventati centri di detenzione preventiva veri e propri» anticipa l’assessore regione all’immigrazione, Enrico Vesco, invitato al vertice.
È la seconda volta in pochi giorni che la Curia di Genova diventa un crocevia di mediazione politica. A luglio lo stesso Maroni, sotto il fuoco incrociato della stampa cattolica, si era rivolto al presidente della Cei per un incontro chiarificatore. Bagnasco lo aveva ricevuto, ma non a Roma, a Genova. Oggetto della discussione il pacchetto sicurezza e soprattutto quelle “disposizioni urgenti per fronteggiare lo stato di emergenza in relazione agli insediamenti di comunità nomadi in Campania, Lazio e Lombardia” che trasformavano i prefetti di Napoli, Roma e Milano in commissari straordinari.
Ora, a distanza di poche settimane, sembra che la storia si stia ripetendo. Il vertice di Genova sulla sicurezza in Liguria con i prefetti di Genova, Imperia, Savona e La Spezia, i sindaci dei capoluoghi ed il governo della Regione anticipa di poche ore un analogo summit che Maroni dovrebbe presiedere a Roma a livello nazionale. L’argomento più scottante è senza dubbio quello sui Cie.
Il governo li vuole perché la Lega Nord li vuole. Anzi insiste. Famiglia Cristiana in prima linea (Avvenire, l’organo della Cei però sembra meno interventista), continua a criticare l’operato di palazzo Chigi sulla sicurezza. Basta guardare l’ultimo (di una lunga serie) affondo del settimanale Paolino che definisce «politica del rattoppo» quella dell'esecutivo di Berlusconi. Stoccate alle quali, pare, seguiranno querele. La prima contro il settimanale dei paolini è già stata annunciata dal capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri. Il solco si sta allargando.

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