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martedì 20 gennaio 2009

GENOVA E IL DIBATTITO SULLA GRONDA ( AUTOSTRADA ) DI PONENTE


di Andrea Agostini


Il dibattito pubblico sulla gronda di ponente si sta facendo prevedibilmente caldo. Purtroppo pero' di tutto si discute meno che della cosa piu' importante. Serve questa imponente struttura logistica? E a chi serve ? Ecco qui sta il punto nodale della situazione.

La differenza tra una operazione di marketing a favore di una grande impresa e un pubblico dibattito partecipato deve nutrirsi di trasparenza e tempi per il confronto e gli approfondimenti.
Da notizie di stampa leggiamo che la prima riunione è prevista per il 13 febbraio.
Orbene se si vuole fare una discussione trasparente, chiara e vera, quella data è pura fantascienza.
Sin dalla prima proposta fatta dalla sindaco in comune abbiamo espresso le nostre perplessita' fugate da altre dichiarazioni e da promesse che non sono state mantenute.
La richiesta che noi abbiamo fatto e' di avere a disposizione i dati dei flussi di traffico, le origini e i punti di arrivo e la tipologia. Questo perchè per valutare correttamente una opera cosi' costosa ed impattante bisogna comprendere bene di cosa stiamo parlando e anche se è possibile intervenire per risolvere il problema con costi ambientali e finanziari minori.
I dati che abbiamo ci indicano che la prevalenza del traffico dei tir in uscita ed entrata nel porto e' per la linea nord sud e cioe' da Voltri verso Alessandria e da Sampierdarena verso Milano, quindi nessuna passaggio significativo sulla direttrice Voltri Sampierdarena , stesso discorso per il traffico generato dai traghetti. Sappiamo anche che molte aziende di logistica - una per tutte quella all'altezza del ponte di cornigliano - influiscono pesantemente sul traffico urbano - parliamo di cetinaia di camion al giorno - per una collocazione folle al centro della citta' e con interferenze continue con il traffico cittadino e autostradale, anche in questo caso la risposta non puo' essere la gronda di ponente, deve essere la ricollocazione dei centri logistici in aree non confliggenti col tessuto urbano e quindi non impattanti ambientalmente, socialmente, economicamente.
La logistica vive anche di servizi alla rete commerciale e anche qui la politica di ognuno per se dio per tutti ha impatti devastanti. Basterebbe che i civ si occupassero di gestire i loro rifornimenti in maniera programmata e a basso impatto energetico che si toglierebbero centinaia di camion e furgoni che a tutte le ore intasano le strade e i polmoni dei cittadini.
Le ipotesi di cui si accenna sono a costo zero per l'amministrazione, si tratta solo di recuperare efficenza e razionalità nel sistema della distribuzione, cosa che puo' essere fatta con l'applicazione di un piano della mobilità delle persone e delle merci fatto su scala metropolitana. Niente di pu' niente di meno di cio' che in Europa si fa e si predica da tempo, migliore qualità minor impatto gratis per le esauste finaze pubbliche e dei cittadini.

Ma il nodo è sempre quello: i dati. Senza i dati che Autostrade non hanno mai fornito nei due decenni in cui mi sono occupato della questione il dibattito è fasullo, serve da sfogatoio, i dati servono disaggregati, non confezionati - se mai li vedremo - dalla azienda. Serve anche il tempo per poterli valutare, dicano gli amministratori quanto ci vuole per esaminare i dati in maniera scientifica e formulare delle proposte per il pubblico dibattito, noi ci atterremo ai tempi previsti.
Ma al momento nonostante le richieste e le promesse i dati non ci sono e le dichiarazioni di tutti - amministratori, cittadini, aziende, associazioni - non hanno alcun valore perchè basati sulle fantasticherie di ognuno, legittime ma prive di qualunque validita' scientifica e quel che è peggio giuridica.

Facciamo questo dibattito, facciamolo bene, la città non chiede altro, cogliamo l'irripetibile occasione per verificare chi si oppone a che cosa. Fino ad ora sono gli imprenditori che hanno sempre giocato la partita con le carte nascoste e dicono no.
Gli ambientalisti dicono si facciamo il dibattito, risolviamo i problemi, nell'interesse pubblico ovviamente.

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